Ah l'adolescenza...gioia e tormento
“Che stagione l’adolescenza. Senti di poter
essere tutto e ancora non sei nulla e proprio questa è la ragione della sua
onnipotenza mentale. Non ha confini, l’immaginazione può spaziare
ovunque” – Eugenio Scalfari
Tutti siamo passati da questo periodo fantastico e
tormentato della nostra esistenza. L’età ambivalente. Dove si è
tutto e il contrario di tutto dove si vivono esperienze nuove in maniera
completa, energica, estrema. Tutto è
elevato all'ennesima potenza.
Per alcuni è “l’età ingrata”, per altri “l’epoca più squisita” di fatto l’adolescenza è un momento in cui estasi e patimento si
intrecciano in un turbine di scoperte e rivoluzioni fisiche ed emotive.
Gli adolescenti, figli ormai cresciuti ma non troppo,
vogliono prendere il volo e definire la loro personalità.
Diventa difficile per un adulto capirli, accettare il loro
cambiamento, assecondarli...iniziano i conflitti -quelli veri- dove non ci si
sente compresi e ci si domanda cosa sia accaduto di così tragico per aver
rotto l’armonia che regnava in famiglia fino
a quell'esplosione devastante ed improvvisa.
In realtà basterebbe fermarsi e ripensare alla
propria adolescenza per poter accettare questo “scomodo” cambiamento.
Non è così difficile perché una cosa che non ha
subito enormi cambiamenti nel corso degli anni è l’identità degli
adolescenti che –seppur vissuti in epoche diverse- restano uguali a se stessi.
Pur essendo cambiato tutto ciò che sta
intorno a loro (società, usanze, stili di vita...) la
loro natura è rimasta intatta.
Il loro bisogno di prendere coscienza di sé, la ricerca
di autonomia, identità e bellezza...
Oggi la tendenza è quella di identificare gli adolescenti
con la “generazione del nulla”... ma è davvero cosi'?
In realtà pare proprio di no. È un periodo fecondo,
creativo, sperimentale –affermano gli esperti- in cui il bisogno di essere
accettati sta in cima alla lista dei desideri di ogni ragazzo.
Dov'è allora il gap, il divario?
Forse nel fatto che gli adulti si sforzino di
capirli più che accettarli? Forse nel fatto che si chieda loro
troppo, li si carichi di responsabilità che non riescono a portare sulle loro
spalle? Forse perché si chiede loro di avere successo in tutto
(dallo studio allo sport)?
Ricordiamoci che non si cresce senza senza
errori, fratture, instabilità.
Dovremmo sintonizzarci sulla loro lunghezza d’onda cercando
di accettare i loro cambiamenti, ascoltandoli e dialogando con loro senza
pretendere che diventino ciò che non sono.
Gli adulti (genitori, professori, educatori) dovrebbero
essere per loro un esempio a cui ispirarsi non un modello da copiare.
Smettere di pretendere che siano la versione giusta
di ciò che avremmo voluto e non siamo riusciti ad essere è la cosa
giusta da fare.
“L’adolescente, e il suo desiderio di essere
contemporaneamente come tutti gli altri e come nessun altro...
Non ridiamo dei loro vezzi, stanno cercando solo
una faccia dopo l’altra per trovare la loro”.
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