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Visualizzazione dei post da febbraio, 2016

“Buoni propositi...bisogna saperli fare”

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Il 2016 è iniziato da poco ed è ora di  fare un piccolo bilancio su un argomento "scottante" per ognuno di noi: i buoni propositi fatti alla fine dell'anno passato oppure all'inizio di quello nuovo.  Appaiono nelle nostre vite puntualmente, inesorabilmente e, come ogni anno, ci impegniamo a compilare una bella lista con un sentimento di speranza e fiducia nelle nostre capacità. Spesso, dopo poco tempo, la forza di volontà ci abbandona e chiudiamo la lista nel "dimenticatoio". Perché accade? È del tutto ovvio fare un elenco di buoni propositi poiché nella nostra mente vengono considerati come una serie di cose utili al nostro miglioramento personale. Pare che il 60% delle persone che non riescono a mantenere le promesse fatte a se stesse, l’anno seguente ci riprovino compilando un nuovo elenco a cui non ci sarà nessun seguito. Studi psicologici affermano che per riuscire a mantenere uno o più propositi per un buon numero di mesi, ci si impieghino cinq

Scrivere migliora l'umore

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Sarà capitato a tutti (a me per prima) di guardarsi intorno all’improvviso e di domandarsi : “Cosa faccio qui? Dove sto andando?” e di colpo non riconoscere più la propria vita. Sentirsi degli estranei all’interno della propria esistenza non è così raro , capita a molte persone e non riguarda momenti particolari caratterizzati da crisi, cambiamenti drastici, grandi bilanci. All’improvviso ci si rende conto di non essere più protagonisti della propria vita e di essere molto lontani da ciò che si era immaginato per il futuro. Per capire qualcosa di più e fare il punto della situazione basta prendere carta e penna e rispondere a delle semplici domande tipo: “Chi sta scrivendo la mia vita? Io o il mio partner? Io o i miei figli? Io o il mio capo?” Bene, se le risposte non sono “IO”, “IO” e ancora “IO” – dovrebbero essere queste- è necessario riprendere in mano la situazione e cambiare le cose. Alcuni esperti consigliano di scrivere nero su bianco tutto ciò che viene consid

"Il Bon Ton questo sconosciuto..."

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Parliamo di Bon Ton ... Nel 1918 in Inghilterra fu pubblicato un piccolo manuale intitolato “L’arte delle buone maniere” nel quale si elencavano regole di Bon Ton da mettere in pratica nella vita di tutti i giorni   per ristabilire i criteri sociali dopo anni di orrori causati dalla Grande Guerra. Tornare alla normalità, all’ordine, in quel periodo appariva essenziale per ricostruire un mondo distrutto e dimentico delle piccole cose, del “vivere gentile”, del rispetto e del piacere. Oggi che fine hanno fatto le buone maniere? Certo, parlare di Bon Ton potrebbe sembrare obsoleto di questi tempi; di fatto la maleducazione ha preso il sopravvento in tutti gli ambiti. Nel privato e nel pubblico in egual misura senza distinzione ed esclusione di colpi. Qualche regola di civiltà renderebbe migliori le persone, le famiglie, la politica e la televisione dove pare proprio che la modalità più in voga per comunicare sia caratterizzata dalla capacità di interrompere l’interlocut

Essere coerenti è necessario?

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Vi è mai capitato di incontrare una persona talmente ostinata e ferma sulle proprie idee e posizioni da risultare del tutto irragionevole e ottusa? Così certa che la sua visione delle cose sia quella corretta da non lasciare spazio ai pareri altrui? Magari siete proprio voi questa persona? Essere rigidi non serve a niente e a nessuno, tanto meno a voi stessi. Spesso chi si mostra saldo ed irremovibile ha alle spalle un modello di educazione rigido fatto di regole ferree, ordine e disciplina che non gli permettono di uscire da uno schema prestabilito. Pertanto diventano intolleranti nei confronti di chi, invece, è in grado di rompere gli schemi e cambiare “rotta”. Probabilmente dietro a questo atteggiamento si nasconde la necessità di non commettere errori, la convinzione che cambiare idea equivalga all’ammissione di colpevolezza. Persone in apparenza sicure in realtà nascondono una grande insicurezza e l’incapacità di mettersi in gioco con autocritica.

"Leeeeentezza"

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Ecco... il cervello umano è lento . Avete capito bene: L-E-N-T-O  A dirlo non sono di certo io (convinta altresì che il cervello umano fosse uno dei meccanismi più veloci creati in natura) ma la scienza. L’emisfero sinistro, che regola il linguaggio e la ragione, ha bisogno di tempo per “riordinare” i pensieri   e le parole. Si parla di alcuni minuti, un tempo relativamente lungo se si pensa alla rapidità con cui i pensieri “viaggiano” nella nostra testa. Bene...o forse sarebbe meglio dire male dato che la velocità è il comune denominatore all’interno dell’intera società , digitale o umana che sia. Si possiedono solo cose altamente performanti e si fa di tutto per essere attivi e scattanti   nella convinzione che “la velocità sia sinonimo di intelligenza”. Non facciamo che correre affannati tutto il giorno qua e là come trottole impazzite senza dare tempo alla parte più nobile del nostro cervello di compiere il suo lavoro a favore della parte più “rozza” che gesti

“Letture istintive”

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Leggere, leggere e ancora leggere ...una delle mie attività preferite. Leggo di tutto, senza molti fronzoli. Ciò che caratterizza il momento in cui devo scegliere un nuovo libro, al di là dei suggerimenti di amici o recensioni, è il mio istinto. Entro nella mia libreria preferita, dove si respira il profumo inconfondibile di carta ed inchiostro , c’è sempre un piacevole via vai di persone che si soffermano e sfogliano volumi a voce bassa e con rispetto – cosi raro appena varchi la soglia per uscire e ributtarti nel centro città – e poi ci sono io che cammino apparentemente senza meta tra gli scaffali “buttando” un’occhiata qua e là con un’espressione vaga (probabilmente ebete per i più). Non so cosa cerco, ma so che c’è. Devo solo trovarlo, lasciare che attiri la mia attenzione. A volte non è visibile al primo colpo, devo cercare bene leggiucchiando qualche dorso ma immancabilmente...eccolo!!! Finalmente lo trovo, guardo la copertina, leggo il frontespizio, sfoglio qualche pagi

"Dottore che sintomi ha la felicità?"

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Già...la felicità. Quante volte domandiamo a noi stessi dove sia per arrivare a sfiorarla, afferrarla, per tenerla stretta nel nostro cuore. Una ricerca continua, a volte estenuante, che non garantisce la buona riuscita perché la vita frenetica ed impegnata del nostro tempo ci travolge e aggredisce con i suoi problemi, nervosismi, ritmi incalzanti, delusioni e chi più ne ha più ne metta . Molto spesso si identifica la felicità nell’amore  (partner-figli-famiglia), nella cerchia di amici, nella carriera lavorativa, nel collezionare oggetti costosi...è davvero questa l’essenza della felicità? Perché allora, quando si ha tutto ciò non si smette di cercarla? Perché si continua la ricerca in altri ambiti, sicuri di aver sbagliato tattica o di aver investito troppo su una cosa o persona che in realtà non era il “portatore di felicità” ideale? Mi sono posta la stessa domanda diverse volte nel corso della mia esistenza. Anche io l’ho cercata investendo tutte le mie asp