Il condizionamento infantile

Mai sentito parlare di condizionamento infantile? Di quella forma di “ipnosi” che ogni genitore impone ai propri figli in maniera inconsapevole? No?
Ecco di cosa si tratta...
Quante volte da piccoli ci siamo fatti influenzare da frasi pronunciate dai nostri genitori, insegnanti, parenti, convincendoci che fossero vere a tal punto da farle nostre e crederci?
Nel bene e nel male, frasi come “sei disordinatissimo”, “sei un golosone”, “sei intelligente, stupido, bello, brutto...” hanno influenzato inconsciamente l’immagine di noi stessi che piano piano abbiamo creato nella nostra testa.
Un brutto voto diventava scontato “Certo, sono stupido...lo dicono tutti”, così come un rifiuto, una doccia gelata ricevuta quando si era convinti di essere i migliori hanno fatto vacillare se non addirittura crollare delle certezze che forse erano solo pareri e non verità assolute.

Quanto conta quindi il condizionamento nella vita di ognuno? MOLTO
Conta a tal punto da diventare una profezia che si realizza da sola, perché se viene ripetuta abbastanza spesso si avvera.
Molte frasi sentite da bambini restano impresse nella memoria a tal punto da diventare certezze, così influenti da modellare l’immagine che si avrà di  da adulti. Sono una sorta di ipnosi inconscia che a lungo andare si radica nel nostro io più profondo.
Questa azione viene ripetuta ogni singolo giorno nel momento in cui utilizziamo determinate forme di discorso che influenzano l’inconscio dei nostri figli senza volerlo.
La forma di discorso più diffusa e condizionante è il “tu sei”.
I bambini cercano in continuo di affermare la propria identità, crescendo e definendola piano piano.
Il parere degli adulti di riferimento è essenziale per loro e, qualsiasi cosa venga detta, viene presa per vera. Perché l’adulto è l’esempio da seguire, la persona di cui fidarsi, che sa tante cose...

Attribuire caratteristiche ai piccoli di casa significa dare loro un parere fuorviante di ciò che sono. Loro credono a ciò che diciamo perché non hanno la consapevolezza e le risorse necessarie per capire se un aggettivo si addice o meno al loro reale modo di essere.
Le frasi negative sono le più dannose e devono essere evitate.
Un’esclamazione fatta in un momento di rabbia non verrà presa con leggerezza da un bambino. “Sei uno sciocco” detto in un momento in cui il controllo è venuto meno per lui diventerà certezza.

Pixabay

I messaggi “tu sei” agiscono sia a livello conscio che inconscio
perciò è necessario capire come evitare di influenzare negativamente la coscienza di  del nostro bambino.
Cosa fare per evitare il condizionamento negativo?
  • Usare frasi in cui non si giudica il bambino (attribuendogli aggettivi spiacevoli) quanto più l’azione che ha compiuto. Spostare il focus.
  •  Essere sinceri ed esprimere il proprio stato d’animo in un momento di crisi come un litigio o altro, rende il bambino consapevole delle nostre emozioni. Sgridare un bambino per una marachella e affermare che non si è poi cosi arrabbiati  nel momento in cui lui chiede “Mamma, adesso sei arrabbiata?” genera insicurezza. Meglio esprimere il proprio risentimento spiegando al piccolo che il malumore presto sparirà.
  • Non fare commenti negativi nei momenti in cui il bambino pare non ascoltare i nostri discorsi. L’ascolto passivo esiste e si immagazzinano informazioni anche quando non si ascolta con attenzione una discussione “di fondo”. Anche a voi sarà capitato da piccoli di sentire discorsi che i nostri genitori credevano non avessimo colto (litigi, preoccupazioni, momenti di crisi)
  • Rafforzare l’efficacia del messaggio positivo! I messaggi positivi vengono immagazzinati al pari di quelli negativi. Non è necessario esagerare con i complimenti, per evitare l’effetto opposto, quanto più dare il giusto peso ad un merito, ad una buona azione, ad un successo raggiunto dal bambino. Lo aiuteremo ad avere un’immagine gratificante di  e lo sproneremo a fare sempre del suo meglio.
A tal proposito ho chiesto un parere alla nostra esperta che afferma:

“Quanto sono importanti le parole che scegliamo! 
Un conto è dire "Questa volta hai combinato  un pasticcio, succede...la prossima volta andrà meglio", un altro è dire "Sei una pasticciona!".
Un conto è dire " Sei bravo", un altro è dire "Che bello questo disegno che hai fatto!".

Tutti questi SEI sono giudizi che definiscono ed etichettano il bambino fin da piccolissimo e nel breve termine possono dar vita a PROFEZIE CHE SI AUTO-AVVERANO, mentre, nel lungo termine, concorrono a formare la futura IMMAGINE DI 
La profezia che si auto-avvera o auto determina è un fenomeno ampiamente studiato in psicologia sociale e spiega come agiscono le convinzioni umane sulla costruzione della realtà.
Queste convinzioni creano schemi stabili, rigidi, di comportamento che ovviamente si ripeteranno nel tempo confermando la propria visione delle cose.

In parole semplici se definiamo ripetutamente un bambino , ad esempio, "monello"...quel bambino finirà per comportarsi da monello e questo entrerà a far parte dell'immagine che ha di se stesso. 
Il modo in cui ci percepiamo, definiamo, vediamo ovviamente guida le nostre scelte e i nostri comportamenti. 
Ed è per questo che il modo in cui parliamo ai bambini è così importante! 

Non pensate però che le etichette positive vadano bene perché generano
un' immagine positiva di 
"Sei bello, sei bravo, sei il migliore" sono condizionamenti che generano un'immagine altrettanto inadeguata come "Sei un guaio, sei monello, etc". Un'ipertrofia dell'autostima, un'autostima gonfiata porta con  un'immagine di  fragile e spesso non supportata da reali capacità.

Fateci caso genitori: registratevi per un paio d'ore e vedrete quante volte definite i vostri figli....fateci caso e pensate alle conseguenze!” DOC

Ricordate sempre che siete l’esempio da seguire, la persona di cui fidarsi sempre, il punto di riferimento. Cercate perciò di sfruttare al meglio questa opportunità per il bene del vostro bambino aiutandolo a diventare consapevole e sicuro di .



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