L'arte di saper attendere

Restare in attesa di una risposta, di una telefonata, di una conferma o meno ci rende spesso ansiosi e nervosi. I famosi “tempi morti”  logorano chi vi si trova invischiato.
La maggior parte delle persone vive l’attesa come una perdita di tempo o come un momento di tensione. La tendenza generale è quella di riempire questo vuoto facendo mille inutili cose pur di non fermarsi e viverlo.
Nel saggio “L’arte della quiete”, Pico Iyer afferma:
“Ho spesso la sensazione di essere a pochi centimetri da un enorme dipinto, chiassoso e affollato. Quel dipinto è la mia vita. Solo facendo un passo indietro riesco a distinguerlo nella sua interezza”.
È molto significativa la sua visione della cosa.

Il turbinio continuo della vita moderna non lascia molto spazio a momenti di vuoto. Ci sentiamo sempre in mezzo alle situazioni e spesso non riusciamo a vedere le cose con distacco. I momenti morti, anziché essere sfruttati in maniera vantaggiosa, vengono spesso riempiti di pensieri, azioni e stati d’animo del tutto inutili.
Questo tipo di attesa viene definita “passiva” poiché siamo totalmente succubi dell’evento che ci sta di fronte o che stiamo aspettando che accada, che condiziona quindi il nostro vivere.

Come si può prendere in mano la situazione e sfruttare al meglio questi momenti senza lasciare che prevalgano sulla nostra esistenza?
Cosa possiamo rispondere ad un mondo che considera lo stare fermi una forma di inefficienza?
Impadronendoci del nostro tempo e concentrandoci su noi stessi.
Innanzitutto si deve prendere coscienza delle sensazioni che si provano ed essere consapevoli dell’eventuale malessere che generano in noi. Dopo di che è necessario andare oltre tali sensazioni, impegnando il periodo di attesa forzata in qualche modo.
Sfruttare i tempi morti e riempirli con azioni volute, che portano qualcosa di utile nella nostra esistenza è la cosa migliore da fare. Essere presenti nel momento, muoversi con consapevolezza per non essere del tutto assorbiti da ciò che stiamo aspettando. Arrendersi cioè al tempo dell’attesa.
“Ingannare il tempo” decidendo come impiegarlo in maniera consapevole e non caotica, così lo si potrebbe definire.
Quando i momenti che abbiamo passato ad aspettare non saranno del tutto sprecati ma canalizzati in azioni e pensieri propositivi ed utili al nostro benessere, potremmo dire di essere padroni della situazione e capaci di non lasciarci condizionare dagli eventi che, il più delle volte, non dipendono da noi.

Tormentarsi in attesa che qualcosa si compia porta solo una gran perdita di  energie e creare aspettative inutili può farci precipitare nell'angoscia.
È davvero ciò che vogliamo? 
Seneca a tal proposito affermava:
“Il maggior ostacolo del vivere è l’attesa, che dipende dal domani ma spreca l’oggi”.

Scegliere di non condizionare il presente aspettando una vita migliore, un lavoro migliore, una risposta, un sì...qualsiasi cosa generi un’attesa, è il modo migliore per vivere l’attimo in maniera totale.
Se i continui pensieri, il caos attorno a noi infieriscono e non ci permettono di vivere un’attesa consapevole, fermiamoci. Cerchiamo di vedere la situazione con distacco e prendiamo il controllo decidendo come “ingannare il tempo”.

A quel punto avremo imparato l’arte dell’attesa.




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