Difenditi dalla malvagità!

Abbiamo sempre saputo dell’esistenza della cattiveria.
Siamo cresciuti ascoltando fiabe e racconti in cui BENE E MALE  si scontravano e dove, immancabilmente, il bene trionfava sempre e il lieto fine rendeva tutto rassicurante per noi piccoli ascoltatori.
Crescendo, abbiamo potuto conoscere le sue svariate forme ascoltando le notizie in televisione, leggendo sui giornali fatti di cronaca nera...ma anche riconoscendo in alcune persone comportamenti poco inclini all'altruismo, alla gentilezza e alla bontà.

Al di là degli esempi più eclatanti, come potremmo definire la malvagità?
Può essere una parola, un gesto, un atteggiamento... un abbandono subito, la freddezza di un comportamento,  il sentirsi risucchiati dalle spire di qualcuno che chiede l’impossibile...di fatto, questo lato oscuro presente nelle persone, esiste e non sempre è di facile comprensione.
Madri che ricattano moralmente i figli, amici dalle lingue taglienti come coltelli, colleghi che non esitano a screditare chi lavora con loro, uomini che fanno sentire inferiore e poco adeguata la loro donna...

Gli esempi sono numerosi e presentano mille sfaccettature, a volte non è facile individuare la cattiveria e si tende a giustificare il comportamento di chi ci ha ferito pensando che non lo abbia fatto di proposito, oppure che lo stress abbia condizionato l’atteggiamento.
Una cosa è certa: è necessario capire da dove trae origine la cattiveria per poter contrastare atteggiamenti scorretti da parte di un collega, un amico o un famigliare.


Secondo lo psichiatra Angelino Andreoli l’origine del male risiede in uno dei grandi drammi del nostro tempo: la perdita di identità. Ci si sente sempre più circondati da un malessere che ci abbatte e che depotenzia la nostra energia facendoci allontanare dalla nostra vera essenza.
Egli afferma: “Nel momento in cui ciascuno di noi non sa più chi è,  dal punto di vista individuale,  sociale, la perdita di identità diventa insicurezza che poi si trasforma in paura. Non sapendo chi siamo ce la prendiamo con tutti. È come se fossimo eterni adolescenti”.
Cosa accade quando la paura prende il sopravvento nelle persone appena descritte?
La paura porta a due reazioni: da una parte la violenza, l’aggressività nei confronti dell’altro (sia fisica che psicologica); dall'altra la fuga, manifestata sotto forma di malinconia e depressione.

A chi di noi non è mai accaduto di avere a che fare con una o più persone con le caratteristiche e i comportamenti descritti dal dott. Andreoli?
Cosa fare in concreto? Secondo lo specialista è necessario:
  • Riscoprire l’importanza dei ruoli e dei valori condivisi: è importante che in famiglia vengano ristabiliti i ruoli, così come nella coppia. Il ruolo educativo dei genitori non deve mai essere evanescente ma ben definito al fine di lasciare un segno positivo, sin dalla prima infanzia, nella crescita dei  figli. Rispetto, ascolto, condivisione, accettazione delle regole e responsabilità nei confronti dell’altro sono necessari affinché da adulti tali valori possano essere messi in atto nel gruppo di amici, tra colleghi ed in coppia. Il lavoro educativo della famiglia influisce in maniera profonda nella crescita sana ed equilibrata di un individuo. È necessario ricordarlo sempre.
  • Stabilire dei limiti e seguire dei principi: oggi si tende a seguire le proprie pulsioni senza dare più importanza ai freni inibitori che una volta invece contavano molto. La religione, per prima, poneva dei limiti molto chiari entro cui “stare”. Oggi la crisi dei valori (e anche del credo) porta a non avere limiti, a giustificare ogni atteggiamento. Una cosa o piace o non piace e si agisce di conseguenza. Avere dei limiti invece è fondamentale per agire nel pieno rispetto di se stessi e degli altri. Non tutto è concesso.
  • Rafforzare la propria identità e stabilire degli obiettivi: sapere chi siamo e la strada che dobbiamo percorrere per giungere agli obiettivi che ci siamo prefissati aiuta a non perdere di vista l’essenziale, a non farsi incantare dalle famose pulsioni di cui prima che sono fine a se stesse e che non portano ad una soddisfazione personale nel lungo termine.
  • Essere consapevoli e riconoscere la malvagità negli altri e in noi stessi: la consapevolezza è un’arma molto efficace per contrastare la cattiveria. Sia quando la si subisce che quando la si manifesta. Certo, è più semplice identificarla negli atteggiamenti altrui, non altrettanto nei propri. Capire l’identità della cattiveria e riconoscerla ci rende consapevoli e ci porta a combatterla. Non permetteremo più a chi ci fa del male di continuare a comportarsi nello stesso modo e bloccheremo i comportamenti che mettiamo in atto e che possono ferire l’altro. Essere consapevoli rende forti e permette di non lasciarsi sottomettere  e, allo stesso tempo, di non prevaricare gli altri.
È un lavoro che impegna a fondo e che non sempre risulta essere facile, ma è necessario per ristabilire, nel nostro piccolo (famiglia, coppia, gruppo di colleghi), i giusti limiti e le giuste distanze.
Impedire all'altro di farci del male con parole o gesti ci rende forti e consapevoli di chi siamo. Nello stesso tempo agire senza procurare sofferenza all'altro ci rende persone corrette e ben apprezzate.

Vale la pena impegnarsi, no?





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