"Mammismo" italiano sotto accusa: siamo davvero la rovina dei figli?
Uno spot pubblicitario come tanti...un'agenzia immobiliare
norvegese sponsorizza appartamenti per giovani in affitto.
Cosa c'è di strano? Niente, se non fosse
per "la presa in giro" a discapito delle mamme italiane che appaiono
in una veste estrema che le fa apparire come la rovina dei figli...così dedite
ad accudirli da precludere loro una vita indipendente ed autonoma.
Leggendo un articolo di giornale che
parlava di questo spot non ho potuto fare a meno di andare a cercare il video
"incriminato" per capirne qualcosa di più.
Ebbene, ciò che appare nello spot è la narrazione del prototipo di mamma apprensiva, presente oltremodo nella vita dei propri figli a tal punto da trattarli come dei bebè nonostante la conquistata età adulta (un po' troppo esasperata nella pubblicità).
Così mi sono chiesta se è davvero così.
Le mamme italiane sono davvero la rovina dei figli? Abbiamo sentito parlare di
bamboccioni in tutte le salse...ora anche negli spot norvegesi.
Vero è che la visione nord-europea
dell'educazione dei figli si discosta in maniera netta da quella prettamente
italiana.
Si può dire che una sia migliore
dell'altra?
Pare che la
tendenza ad essere mamme "onnipresenti" sia tutta italiana e
danneggia noi donne non meno dei piccoli di casa.
I figli non si emancipano e le mamme
vivono col tormento perenne del senso di colpa che, come un tarlo, rode la
coscienza.
Ci si sente in difetto, colpevoli di non
fare mai abbastanza.
È come se si dovesse dimostrare a tutti
costi di essere delle buone madri, rimanendo così schiacciate dalla pressione
continua che questa insicurezza comporta.
Questa smania di perfezione e
onnipotenza...questa incapacità a "lasciare andare" da cosa
nasce?
Da un modello del tutto ingannevole ed
impossibile da raggiungere. Il modello della perfetta Wonder Woman che riesce a
fare tutto col sorriso sulle labbra senza mai mostrare un minimo cedimento...al
massimo è concesso un miracoloso integratore qua e là se si rischia il crollo
(la pubblicità anche in questo senso fornisce soluzioni del tutto insulse).
Alle mamme non serve un integratore di
vitamine per potere fare tutto...perché è impossibile arrivare ovunque.
Sul lavoro ci si sente in colpa per il
tempo sottratto ai figli, a casa ci si sente manchevoli nei confronti del
compagno se si dedica troppo tempo alle faccende domestiche, se si trascura la
casa ci sentiamo pessime mogli...come uscirne?
Come si fa a non sentirsi in colpa e
inadeguate quando si è sotto pressione in questo modo?
Pensando che, di fatto, la maternità è
imperfetta come tutte le esperienze della vita.
La scrittrice Marilde Trinchero nel suo
libro "La solitudine delle madri" svela qualche trucco per
contrastare il senso di colpa e inadeguatezza che spesso colpisce molte donne
con figli.
Il primo step da compiere (che richiede
uno sforzo di volontà notevole a mio avviso) è fermarsi, prendere del
tempo. Anziché correre come una trottola per cercare di stare dietro
alle mille incombenze giornaliere (tra lavoro, casa e famiglia) si dovrebbe
cercare di ritagliare un piccolo spazio per sé. Appena rientrate a casa non è
necessario mettersi subito in moto per lavare, stirare, cucinare. Secondo
l'esperta fermarsi un attimo per leggere un libro, guardare una trasmissione
televisiva di nostro gusto, porta il resto della famiglia a capire che anche le
mamme hanno bisogno dei loro spazi. Le faccende si possono fare in un secondo
momento e la cena prepararla tutti insieme, per esempio.
Allenarsi quindi all'impotenza, cercare
di stare ferme, dire no agli altri ed evitare di ascoltare quella vocina
insistente che ci vuole spingere laddove non riusciamo ad
arrivare...semplicemente perché siamo esseri umani e perciò imperfette.
Non bisogna avere paura di mostrarsi
stanche, a volte può capitare di non avere voglia di giocare col proprio figlio
e per questo non bisogna sentirsi madri snaturate.
La qualità del tempo che si dedica alla
famiglia è molto più importante della quantità.
Mostrare la nostra vulnerabilità non ci
danneggia, porta invece chi ci sta intorno a capirci maggiormente.
La frustrazione, al contrario, danneggia
i rapporti con i figli e il compagno. Sentirsi serene e realizzate porta i
figli a seguire l'esempio di una madre che sa "stare nel suo percorso di
vita", che crede nei propri progetti, che accetta i propri limiti senza
perdere di vista l'obiettivo finale.
La scelta di un titolo come "La
solitudine delle madri" non è stata casuale. La scrittrice Marilde
Trinchero vuole sottolineare le difficoltà che scaturiscono dall'esperienza
della maternità che non è tutta rosa e fiori come si vede in TV.
È solitudine intesa come incapacità, da
parte di chi non la vive, a capire gli stati d'animo che colpiscono e a volte
spaventano chi ha deciso di intraprendere un'esperienza straordinaria come
quella di essere madre.
È solitudine intesa come: "Come
posso fare per arrivare dappertutto senza perdere me stessa?".
Il mammismo italiano non deve essere
preso in giro ma capito a mio parere. La maternità è un'esperienza fortissima
che colpisce le donne fisicamente ed emotivamente, portando enormi cambiamenti
nell'esistenza di chi la vive.
Voler essere presenti in tutto non è una
colpa...è semplicemente una piccola debolezza che scaturisce dal senso di colpa
sopra descritto.
Quindi cari norvegesi, prima di
criticare cercate di capire.
Il modello che la nostra società ci
impone di seguire non è il vostro ed è troppo pretenzioso e stressante.
Piano piano ci stiamo
lavorando...credeteci.
Cerchiamo di fare il possibile per
essere buone madri, mogli, amiche e lavoratrici...vi pare poco?!
Commenti