Il lamento...condizione comune di chi vive in balìa dell'esistenza
Il
lamento...
Che cos'è
e perché alcune persone tendono a lamentarsi in continuazione?
Il lamento pare essere la condizione comune delle persone
che vivono in balìa dell’ esistenza; persone che subiscono gli eventi e che non
hanno il minimo controllo sulla propria vita.
Il lamentoso,
in genere, attua una strategia che tende
a colpevolizzare sempre qualcuno o qualcosa.
In
questo modo si scagiona e si sente libero da ogni responsabilità, errore,
leggerezza.
In
superficie c'è una lagna, ma appena sotto c'è una carica aggressiva che deriva
dal suo atteggiamento passivo.
Di certo ognuno di noi conosce almeno un “lamentoso” tra le cerchie di amici, in famiglia, sul posto di lavoro e sa che passare del tempo in sua compagnia non è mai del tutto piacevole.
Per quanto
si cerchi di limitare i danni delle continue lamentele e sfortune dell’interessato,
è inevitabile che queste riusciranno a peggiorare la nostra giornata
rovinandoci l’umore.
La soluzione
più ovvia? Cercare di fuggire da questa condizione, limitando drasticamente i
momenti da trascorrere con queste persone pesanti e nocive al nostro benessere.
Di fatto,
non c’è altra soluzione perché se il lamentoso non vuole cambiare la propria
condizione, non potremmo mai fare niente per aiutarlo.
Non consoliamolo più. Esprimiamo il nostro disaccordo. Non
cadiamo in trappola... ormai lo sappiamo che si lamenta perché non vuole
mettersi in discussione.
Può anche
accadere che la persona lamentosa sia
proprio tu!
In
questo caso come si può fare per correre ai ripari?
Partiamo
dal presupposto che a nessuno piace essere caricati di pesanti fardelli
lamentosi altrui; quindi, se non vuoi trovarti sola e vedere i tuoi amici “darsela
a gambe” piuttosto che trascorrere del tempo libero in tua compagnia, è il caso
di mettere in atto delle piccole strategie.
Riconoscere la rabbia che trae origine dalle
aspettative deluse e smettere di pensare che la soluzione debba arrivare
dall'esterno è il primo passo da compiere.
Il segreto sta nel prendere in mano le redini della propria
esistenza per evitare di vivere passivamente ciò che accade, dagli eventi più
significativi a quelli più banali.
Bisogna diventare protagonisti attivi delle
proprie scelte e non avere paura del cambiamento.
Invertire la rotta può far paura, ma vivere
nella costante passività può fare molti più danni.
L'azione è l'unica strada da percorrere.
Per quanto
riguarda i rapporti interpersonali, è utile convincersi che non si può
vivere nella costante comodità illusoria che debbano essere gli altri a
cambiare.
Per migliorare la qualità delle relazioni e della vita è necessario smettere di incolpare il prossimo, la sfortuna o chissà chi e sforzarsi di capire quale errore
di comunicazione state commettendo.
Per migliorare la qualità delle relazioni e della vita è necessario smettere di incolpare il prossimo, la sfortuna o chissà chi e sforzarsi di capire quale errore
di comunicazione state commettendo.
L'autoanalisi non ha
mai fatto male a nessuno e, in ogni caso, è sempre più salutare della
lamentela. Se scopri cosa non va, puoi ammettere di aver sbagliato e puoi
correggere l’errore.
Non sei ancora convinta che questi consigli possano essere davvero efficaci?
Ok, allora chiediti:
La strategia
adottata fino ad oggi (cioè il lamento continuo) mi ha davvero difesa da
infelicità, sgarbi, torti e frustrazioni?
Solo se ha
migliorato la tua vita continua su questa strada...altrimenti è ora di
cambiare rotta.
A te la risposta.
Concludo con questa
citazione di Christophe Andrè:
“Il nostro vicino Jean, vedovo di ottantacinque anni, non si
lamenta mai. O almeno, mai di sua iniziativa. Quando gli chiediamo notizie
della sua vita della sua salute, ammette le sue tristezze e le sue sventure, ma
sempre con dignità, senza farla troppo lunga. Con grande garbo ed eleganza.
Seguendo l'esempio suo e di qualche altro grande modello, ho deciso di non
lamentarmi più, di non ammorbare più le conversazioni con le mie lamentele.
Che cosa cerchiamo lamentandoci,
occasionalmente o di continuo? Una riparazione? La riparazione, sempre che
arrivi (il che non è per nulla certo, specie per chi é abituato a lamentarsi
spesso), non compenserà comunque i disagi che ci siamo inflitti e le gioie di
cui ci siamo privati levando alti i nostri lamenti. Con che cosa rimpiazzare,
allora, il bisogno di lamentarci quando lo sentiamo montare dentro di noi? E
come prevenirne la ricomparsa? Non c'è che è un antidoto: parlare di
qualcos'altro interessarsi dei nostri interlocutori invece che di noi e delle
nostre disgrazie”.
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