Sulla pallosità del Natale...o forse no!

Quest’anno ho trovato sotto l’albero un libro davvero irriverente intitolato “Che palle il Natale!”, un manuale in cui si narrano tra le pagine esperienze pallose più o meno condivise nel periodo delle Feste.
Dall'addobbo dell’albero, agli auguri; dai pranzi in famiglia, alle temibili recite di figli e nipoti; per scivolare inesorabilmente a Capodanno e alla fine di questo periodo per nulla divertente...sì perché, nel libro, si vuole sottolineare come tutto questo in apparenza sia amato ma...in realtà odiato.

Ditemi che amate partecipare alle cene aziendali, ditemi che adorate fare shopping in cerca di regali per vie e negozi affollati, ditemi che vi piace fare la spesa per la cena della Vigilia, il famigerato pranzo di Natale e il successivo mangiamo-solo-gli-avanzi di Santo Stefano...senza che stress, noia e nervosismo vi tocchino e vi dirò che questo post non fa per voi, perché non avete nulla da che spartire con chi trova il circo estremo che contorna l’organizzazione del Natale, una vera tortura.
Ci sono persone che addirittura diventano di cattivo umore in maniera esponenziale a mano a mano ci si avvicina al giorno tanto atteso (o tanto temuto?!?).

Forse perché viene imposto di essere felici a comando, in quel giorno esatto, senza che esso sia in sintonia con i nostri ritmi? Il buonumore è d’obbligo in queste circostanze e, il più delle volte, simulato. Siamo costretti a stare tutti insieme, persone estroverse ed introverse, persone che amano la compagnia e persone solitarie, persone che adorano il caos e persone che amano il silenzio...e allora dove sta il segreto? Davvero il Natale è una palla? Delle più terribili esistenti al mondo?
Ecco il quadro che ci si presenta ogni anno davanti agli occhi:
TUTTO DEVE ESSERE AL MASSIMO. TANTE PERSONE, TANTA MUSICA, TANTO DIVERTIMENTO E (AHIMÈ) TANTO CIBO.
Non si potrebbe ridimensionare un po’ la cosa? Ebbene: NO!
Allora qual è la soluzione?
In realtà non esiste una soluzione ma un modo di vedere le cose differente, per adattarsi e trarre il meglio da questo evento.
Per citare due pareri di gran lunga lontani per formazione professionale e per genere si potrebbe dire:
“Una festa tranquilla non esiste, o non si chiamerebbe nemmeno festa” (C. Andrè, psichiatra);
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“In questo caravanserraglio di piccoli orrori e isterismi natalizi, in fondo (molto, molto in fondo) è bello stare insieme e rompersi le palle a vicenda. Cerchiamo di trarre da queste feste, tutto il buono che c’è. Non è tantissimo ma dipende anche da noi. Come si dice: la bellezza è negli occhi di chi guarda” (R. Calabrò, scrittrice).

Quindi rassegniamoci ed impariamo a fare buon viso a cattivo gioco, adeguiamoci al caos pre, in-corso, e post natalizio con coraggio e senza prenderci troppo sul serio. Sopportiamo la pesantezza dell’organizzazione per godere dei bei momenti da ricordare, perché in tutto questo bailamme che si ripete di anno in anno, qualcosa di buono resta sempre.
In fin dei conti è un sacrificio che si può fare, perché quando si guarda indietro non si può che ricordare con calore i giorni trascorsi in famiglia...e mai e poi mai, vorremmo aver perso uno di questi Natali no?

Per me Natale significa condivisione, calore e affetto...non corsa contro il tempo, obbligo di vedere persone i cui visi durante l’anno diventano sbiaditi nei ricordi, caos e stress diffusi in famiglia, tra gli amici e sul lavoro; non apprezzo per niente il turbinio di impegni dovuti, irrinunciabili a cui bisogna sottostare ogni anno ma amo molto addobbare la casa, cercare regali per le persone care, regalarmi ogni anno qualcosa di nuovo.
Sono piccoli gesti, lo so...ma sono le piccole cose quelle che riescono a scaldare il cuore delle persone...anche del più musone degli Scrooge e del più verdognolo dei Grinch.
Buone Feste a tutti! Verdi e non...

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