Diario #23: sull'accettazione

Agosto è agli sgoccioli, spero lo abbiate passato in maniera piacevole. Io non mi sono mossa da casa per la cronaca. Sono bianca come un cencio in mezzo a un mondo di abbronzati, ho sofferto un caldo inenarrabile per più di tre settimane consecutive con conseguente umore nero (non lo sopporto) e a breve riprenderò il lavoro con la sensazione di non avere nemmeno staccato. Bene, anzi, male! Il resoconto dell’ultimo mese è noioso, arrabbiato, accaldato in maniera eccessiva, poco attivo. La mia “me” in quest’ultimo periodo, insomma. Piacevolissima! Oooooooh...
Basta, non vi annoio più coi miei malumori. Ciò che è stato è stato, scordiamoci il passato ecc ecc.

Oggi, in questa pagina di diario, voglio parlare di accettazione. Accettazione intesa in senso ampio e personale. Accettare significa letteralmente “acconsentire a ricevere o ad accogliere come conveniente o inevitabile qualcosa o qualcuno”. È quell'inevitabile che spesso ci mette in difficoltà. Ciò che è conveniente va bene, lo si accetta senza problemi ma...quando si tratta di qualcosa di inevitabile, è tutta un’altra storia perché non sempre le cose inevitabili sono piacevoli.
Non è facile accettare ciò che non ci va a genio, sia nelle situazioni più disparate che nelle persone con cui abbiamo a che fare. Quando una cosa non “ci calza a pennello”, quando una persona non è in perfetta sintonia con noi ecco che ci mettiamo sulla difensiva...il più delle volte partiamo subito all'attacco. È difficile accettare tutto quello che è sconveniente...anche quando riguarda noi stesse.

L’accettazione di sé forse è ancora più difficile. Spesso riusciamo ad accettare i difetti degli altri con maggiore elasticità rispetto ai nostri. Accettare se stessi significa “essere contenti di sé, pur nella consapevolezza dei propri limiti”. Ecco, sono questi limiti a metterci in crisi. Non li vogliamo, li rifiutiamo, li combattiamo...vogliamo distruggerli. Siamo iper critiche, non ci bastiamo mai, non ci accettiamo mai. Perché parlo di tutto questo? Perché essendo donna so quanto possiamo essere cattive con le nostre parti più fragili. Non mi riferisco alla voglia di miglioramento che è del tutto nobile ed è una molla per evolvere sempre di più il nostro modo di essere; mi riferisco a quelle cose che proprio non riusciamo ad accettare e che diventano fonte di stress, frustrazione e avvilimento. Non ci rassegnamo ad accettare le nostre imperfezioni e ci accaniamo per eliminarle, il più delle volte con scarso successo. Invece di prenderne atto, non vogliamo vederle. Quante energie sprecate!

Cosa dovremmo fare per amarci nonostante i nostri limiti? Mi affido alle parole di un esperto che afferma:
“L’accettazione è l’inizio di tutto. Dire mentalmente sì a qualcuno che è in disaccordo con noi riconoscendo le sue argomentazioni, dire sì alla sconfitta senza sottomettersi, sì alle avversità senza abbassare la testa, sì alle nostre imperfezioni senza cercare di distruggere una parte di noi. Senza accettazione avremmo solo reazioni impulsive, di rigetto, di lotta. L’accettazione ci conduce in qualche modo alla felicità perché ci libera da molti conflitti inutili.
Conflitti con il mondo fuori di noi e dentro di noi, che ci sfiniscono, in cui faremmo meglio a mollare la presa. Cercare di opporsi al reale non fa che logorarci”.

È molto difficile abbandonare il campo quando un conflitto è iniziato, soprattutto se quel “campo” siamo noi...e non è possibile il distacco. Bisogna allenare, oltre all'accettazione, la stima di sé che non è mai abbastanza. Volerci bene in fondo non deve essere così difficile...se riusciamo ad amare gli altri dovrebbe essere più semplice amare noi stesse.
Un’iniezione di tutto questo me l’ha data il film “Come ti divento bella”...ve lo consiglio vivamente. Mi ha portato a riflettere su tutto quello che ho scritto oggi e sull'amore e la stima verso me stessa che non è mai abbastanza.

Commenti

Post Popolari

Dovremmo guardare il mondo con gli occhi di un bambino...

La ferita del tradimento

Piccoli passi per volersi bene: Come difenderti dall'invidia