Diario #24 : Sul fare del proprio meglio

“Vento dall'Est, la nebbia è là...
Qualcosa di strano fra poco accadrà...
Troppo difficile capire cos'è ...
Ma penso che un’ospite arrivi per me...”


Peccato solo che non ci troviamo nel film di Mary Poppins, non siamo né spazzacamini né magiche bambinaie e il vento dall’Est oggi ha davvero stancato. Capelli scompigliati, polvere negli occhi, porte e finestre che sbattono inesorabilmente, foglie e qualsiasi tipo di oggetto volante per le strade e in faccia alle persone che cercano a loro volta di non volare via e bimbi elettricamente elettrizzati a scuola...un vero spasso insomma.

Bene, dopo questa allegra premessa, la smetterò di lamentarmi come sempre del tempo e cercherò di fare il punto sul mese di Settembre che ormai è agli sgoccioli. Settembre porta con sé l’arrivo di una delle mie stagioni preferite (quindi smetterò di lamentarmi del caldo fino all'arrivo del terribile freddo, promesso), tante novità all'orizzonte dopo il rientro e molta voglia di mettersi in gioco. Ecco, in realtà porta con sé un’altra cosa: tanta, tanta stanchezza.
Capita solo a me? Ogni anno parto elettrizzata, con mille idee che ronzano per la testa, mi butto a capofitto nel lavoro e poi mi ritrovo a fine mese ridotta come uno straccetto del pavimento...forse esagero, voglio fare troppo...però provo una spinta energica davvero forte e non posso fare a meno di lasciarmi trascinare dalle novità.
Ho aspettative molto alte e ci tengo a fare tutto per bene, cerco di essere una perfezionista e forse è proprio questo che mi danneggia. Forse non dovrei cercare di fare il massimo ma il possibile, dovrei evitare di voler arrivare alla perfezione e accontentarmi di una buona riuscita. Forse pretendo troppo, da me in primis.
Eppure è difficile accontentarsi, è difficile fare meno di quello che vorremmo...certo è che una stanchezza simile ad un mese esatto dal rientro, un po’ mi fa pensare e mi lascia perplessa. Nel mondo della scuola questo è un mese faticoso, si sa, però parlando con persone che hanno occupazioni differenti dalla mia, ho notato che questa stanchezza è una situazione comune, assolutamente identica di persona in persona. Allora mi sono domandata: perché non cercare di fare del mio meglio senza strafare?

Cosa significa “fare del proprio meglio”? Significa addormentarsi sugli allori, mollare il colpo, fare lo sfaticato, evitare le cose troppo impegnative e gravose?
No, no...fare del proprio meglio significa ben altro. Mi affido alle parole dell’autore di un libro a me caro “E non dimenticarti di essere felice” che cita:
"Il perfezionismo spesso è un atteggiamento pericoloso. Ma questo non ci impedisce di voler fare bene le cose. Anzi, di farle il meglio possibile. Il che non è affatto lo stesso. La differenza è quella classica, teorizzata dalla filosofia stoica, fra "telos" e "skopos", intenzione e risultato. Dobbiamo concentrare tutte le nostre forze sull'intenzione, per dare il massimo, evitando di accanirci sul conseguimento del risultato. Spesso si cita l'esempio dell'arciere di fronte al bersaglio: non deve puntare a fare centro, ma focalizzare tutta la sua attenzione sul gesto (concentrarsi sul bersaglio e su ogni singolo movimento). Più che sulla perfezione del risultato, dunque, concentrarsi sul gesto necessario raggiungerlo. Un principio valido in quasi tutte le vicende della nostra vita".

Secondo questo pensiero - assolutamente ragionevole - dovremmo concentrarci sull'intenzione, sui gesti da compiere, sui singoli movimenti che dobbiamo mettere in atto per raggiungere il nostro obiettivo. A volte riusciremo a colpire il centro del nostro bersaglio, altre no...non per questo vorrà dire essere dei perdenti ma di avercela messa tutta per raggiungere un traguardo non perfetto ma ugualmente accettabile e motivo di orgoglio per lo sforzo impiegato. Non possiamo arrivare dappertutto e la perfezione è un peso troppo opprimente per non restarne schiacciati. I super eroi sono solo invenzioni, no?! Cerchiamo di fare del nostro meglio, ne saremo comunque soddisfatti.
 

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