Tutti abbiamo bisogno di un nido in cui trovare affetto e protezione
Ognuno
di noi ha bisogno di un NIDO, un rifugio dove trovare affetto e protezione.
La famiglia è il “porto affettivo” per eccellenza.
Sin da bambini percepiamo il senso di sicurezza e calore che il nido famigliare offre e, crescendo, cerchiamo di ricrearlo formandone uno nuovo, tutto nostro.
Spesso però non è necessario avere marito e figli per creare un porto affettivo sicuro.
L’ingrediente segreto è la presenza di un sentimento che circola ed unisce.
Come si costruisce la rete affettiva ideale?
Cercando quello di cui si ha bisogno. Possono essere cose che ci accomunano ad altre persone oppure che ci differenziano, arricchendoci e completandoci.
Oggi l’idea di nido appare quindi svincolata da quella di famiglia come invece in passato accadeva.
Il concetto che è rimasto invariato è l’importanza del legame affettivo che non deve mancare mai in questo tipo di scambio reciproco col prossimo.
È bello sapere di poter contare su qualcuno e di poter vivere momenti emotivamente arricchenti.
Gli affetti devono essere profondi e avere un fondamento, devono avere uno spazio nel tempo.
Ho posto questa domanda ad alcune gentili mamme che hanno voluto lasciare il loro pensiero in merito.
Ecco cosa hanno scritto:
“La base per il nostro nido con due tetti è
sempre stata quella di essere due genitori uniti nel dare ai bambini la
certezza di poter buttare tutti i
sentimenti, belli o brutti che fossero, nelle mani dei grandi e ricevere in
cambio la stessa voce di affetto, solidarietà e quando serviva di rimprovero.
Quante volte mi sono sentita dire "Tu e papà mi dite le stesse cose" ed è proprio questo l'obiettivo!
Creare nei bimbi la capacità di esternare i propri sentimenti a mio avviso sarà quello che da grandi permetterà loro di farsi conoscere e apprezzare da chi vorranno nel proprio nido, qualunque esso sarà”.
Roberta, mamma di due bimbi di 5 e 9 anni.
“Spesso penso ai miei figli, attualmente
bambini di 9, 7 e 3 anni, come a futuri adulti e ciò che mi auguro di più per
loro è che possano costruire rapporti solidi e schietti con le altre persone.
Che diventino adulti consapevoli e in grado di amare ed amarsi. So che dipende molto dall'imprinting familiare che io e mio marito possiamo dargli in quanto genitori attenti e amorevoli.
Lo so, trasgrediranno le norme e le regole che ora condividiamo tutti in famiglia, lo so che mi terranno col fiato sospeso, lo so che saranno perfettamente diversi da quello che ho sognato per loro e che inevitabilmente saranno identici a loro stessi, lo so che saranno individui in cui non potrò più specchiarmi, so che mi stupiranno, sorprenderanno, deluderanno, ma anche che mi regaleranno gioie e soddisfazioni che ora non posso immaginare.
In tutto quello che sarà il loro processo di "essere umani"' so anche che si porteranno sempre dentro le suggestioni del "nido" in cui sono stati cresciuti, un posto unico in cui poter sbagliare e cadere e sporcarsi, anche metaforicamente.
So che ci sono sensazioni di cui ci si intrisa, e che formano quella coscienza di sé che ti permette di crescere e crearti un mondo affettivo del tutto nuovo, originale e personale, diverso eppure rispecchiante parte di ciò che hai ricevuto in infanzia.
Sono consapevole di quanto sia fondamentale fare la mia parte materna in questo progetto, affinché i miei bambini possano un giorno vivere con gioia ed entusiasmo il distacco dal "nido" e proiettarsi con fiducia altrove.
Un altrove che saprà anche un po' di quella casa che hanno lasciato".
Nonsolomamma
Aiutiamo i nostri ragazzi ad alimentare la propria autostima, questo li porterà a volersi bene e di conseguenza a voler bene anche agli altri: solo in questo modo potranno camminare sicuri nel mondo, non solo nel loro nido”.
Anna, mamma di Michelle e Matteo di 11 e 14 anni
Ecco i pensieri che ho raccolto...ricchi, vari e
significativi.
La famiglia è il “porto affettivo” per eccellenza.
Sin da bambini percepiamo il senso di sicurezza e calore che il nido famigliare offre e, crescendo, cerchiamo di ricrearlo formandone uno nuovo, tutto nostro.
Spesso però non è necessario avere marito e figli per creare un porto affettivo sicuro.
Amici,
colleghi e conoscenti possono offrire quella rete d’affetto, condivisione e
protezione “indispensabile a chiunque”.
Ciascuno
di noi è in grado di trovare il proprio nido in base alle proprie inclinazioni e
secondo ciò che offre la vita.L’ingrediente segreto è la presenza di un sentimento che circola ed unisce.
Il nido
è collegato al bisogno di dare e ricevere affetto. Bisogna riconoscere le
proprie necessità e il bisogno che si ha dell’altro; è uno scambio reciproco
che porta benessere a chi ne fa parte.
Sapere
di poter contare sulla vicinanza di qualcuno nei momenti di grande gioia e dolore è
fondamentale.Come si costruisce la rete affettiva ideale?
Cercando quello di cui si ha bisogno. Possono essere cose che ci accomunano ad altre persone oppure che ci differenziano, arricchendoci e completandoci.
Oggi l’idea di nido appare quindi svincolata da quella di famiglia come invece in passato accadeva.
Il concetto che è rimasto invariato è l’importanza del legame affettivo che non deve mancare mai in questo tipo di scambio reciproco col prossimo.
È bello sapere di poter contare su qualcuno e di poter vivere momenti emotivamente arricchenti.
Gli affetti devono essere profondi e avere un fondamento, devono avere uno spazio nel tempo.
La famiglia,
che oggi è molto cambiata e sta tutt’ora cambiando –basta seguire i fatti di
attualità- resta comunque l’esempio per la costruzione di un legame affettivo
che farà da modello per quelli futuri.
Se è
vero che il nido si può creare attraverso una rete affettiva e di scambio che
comprende amici, colleghi, vicini di casa, compagni di scuola e quant’altro,
fermo resta il punto che senza l’esempio del NIDO FAMIGLIARE mancherebbero le
basi per ogni tipo di legame.
Famiglie
tradizionali, allargate, mono genitoriali... sono numerosi gli esempi che si
potrebbero fare.
Ciò che
più interessa è: come porre le basi necessarie affinché in futuro i propri figli possano creare
un nido differente da quello famigliare ritrovandone il senso di
protezione e intimità?Ho posto questa domanda ad alcune gentili mamme che hanno voluto lasciare il loro pensiero in merito.
Quante volte mi sono sentita dire "Tu e papà mi dite le stesse cose" ed è proprio questo l'obiettivo!
Creare nei bimbi la capacità di esternare i propri sentimenti a mio avviso sarà quello che da grandi permetterà loro di farsi conoscere e apprezzare da chi vorranno nel proprio nido, qualunque esso sarà”.
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Che diventino adulti consapevoli e in grado di amare ed amarsi. So che dipende molto dall'imprinting familiare che io e mio marito possiamo dargli in quanto genitori attenti e amorevoli.
Lo so, trasgrediranno le norme e le regole che ora condividiamo tutti in famiglia, lo so che mi terranno col fiato sospeso, lo so che saranno perfettamente diversi da quello che ho sognato per loro e che inevitabilmente saranno identici a loro stessi, lo so che saranno individui in cui non potrò più specchiarmi, so che mi stupiranno, sorprenderanno, deluderanno, ma anche che mi regaleranno gioie e soddisfazioni che ora non posso immaginare.
In tutto quello che sarà il loro processo di "essere umani"' so anche che si porteranno sempre dentro le suggestioni del "nido" in cui sono stati cresciuti, un posto unico in cui poter sbagliare e cadere e sporcarsi, anche metaforicamente.
So che ci sono sensazioni di cui ci si intrisa, e che formano quella coscienza di sé che ti permette di crescere e crearti un mondo affettivo del tutto nuovo, originale e personale, diverso eppure rispecchiante parte di ciò che hai ricevuto in infanzia.
Sono consapevole di quanto sia fondamentale fare la mia parte materna in questo progetto, affinché i miei bambini possano un giorno vivere con gioia ed entusiasmo il distacco dal "nido" e proiettarsi con fiducia altrove.
Un altrove che saprà anche un po' di quella casa che hanno lasciato".
Nonsolomamma
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"Dal
mio punto di vista di mamma il problema in sé non si pone perché lo scopo di
stare insieme ogni giorno, genitori e figli, e quello di riuscire a vivere un
rapporto costruttivo che consenta al futuro adulto di vivere la vita in
pienezza.
Fa parte del percorso di ognuno lasciare la famiglia di origine e il
nostro compito è cercare di fornire più strumenti possibili e utili.
Dal punto
di vista pratico sono stata così impegnata a cercare di far fronte alle
difficoltà che si presentavano giorno per giorno che non so se ho seguito un
progetto organico e soprattutto non mi sono mai posta il problema di creare un
NIDO.
Penso che quello fosse il mio compito principale e non ho dovuto metterlo
in discussione.
Con l'età certe domande non te le poni più".
Fra, mamma di due ragazzi di 17 e 21 anni
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"Il “nido famigliare” che apparentemente può sembrare una
piccola realtà, a mio avviso è invece un luogo immenso, dove ogni membro che ne
fa parte deve sentirsi libero di potersi esprimere, di poter sbagliare senza il
terrore di venire punito o non capito.
Alla base del rapporto credo sia fondamentale il dialogo,
fin dai primi mesi; abituarsi a parlare con i propri figli, spiegare loro le
cose che ci circondano, certo con le modalità appropriate alla loro età, ma non
stancarsi mai di parlare ed ascoltare.
Insegnare che non si deve fare sempre tutto in maniera
perfetta, che gli errori sono normali perché aiutano a crescere, a migliorarci
e quindi non devono sentirsi terrorizzati all’idea di poterne parlare in
famiglia.
La famiglia è il punto di partenza per imparare ad essere
sinceri e leali, per imparare il rispetto, per il confronto, per condividere le
gioie più grandi ma anche per soffrire insieme.
I figli dovrebbero sempre avere questo punto fermo nella
loro vita: sapere che all’interno del proprio nido possono e potranno sempre
sentirsi se stessi.
I genitori, invece, dovrebbero cercare di far emergere le
capacità grandiose che sono racchiuse in ogni figlio e che ognuno di loro è
diverso, quindi evitare in assoluto il paragone.
Questo aspetto dovrebbe manifestarsi anche nelle maestre,
nei professori, negli allenatori: capire i ragazzi, aiutarli, spronarli,
incoraggiarli e quando serve sgridarli ma mai demoralizzarli, deriderli.
Aiutiamo i nostri ragazzi ad alimentare la propria autostima, questo li porterà a volersi bene e di conseguenza a voler bene anche agli altri: solo in questo modo potranno camminare sicuri nel mondo, non solo nel loro nido”.
Ringrazio ancora chi ha collaborato lasciando parte della propria esperienza come genitore e chi vorrà aggiungerne altri lasciando parlare il cuore...
Dal Web
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Commenti
Bellissima definizione!
Con tutta probabilità i nostri figli ricreeranno gli attaccamenti che hanno vissuto nella loro infanzia; dunque offrire ai nostri figli uno stile di attaccamento sicuro (il miglior stile di attaccamento nei rapporti significativi secondo Bowlby, che lo contrappone ad attaccamenti insicuri, ansiosi/ambivalenti o, addirittura,disorganizzati) è la migliore eredità che possiamo lasciar loro per creare,a loro volta, delle relazioni solide e sicure lontani da insicurezze e ambivalenze.